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L'ORA PIU' BUIA Non tutti i film di guerra sono pacifisti, e L’ora più buia di Joe Wright di certo non lo è, così come il suo protagonista assoluto, quel Winston Churchill
che salvò l’Europa dalla svastica, né più né meno, in anni fatali in
cui il pacifismo era un lusso irresponsabile nei confronti degli ideali
mostruosi hitleriani. Non parliamo di un guerrafondaio, ma di chi si
rese conto, una volta nominato primo ministro nel maggio 1940, che era
impossibile cedere alla retorica della pace ad ogni costo, che aveva già
fatto danni nel 1938 con l’accordo farsa di Monaco. Joe Wright mette in scena un elogio della retorica, decisiva arte utilizzata dai leader politici per indirizzare e convincere il proprio elettorato, e il Parlamento.
Se in Anna Karenina aveva ambientato il classico russo in un teatro, aprendone poi letteralmente la messa in scena da ogni lato, questa volta Joe Wright
si rinchiude nei corridoi angusti dei rifugi di guerra, nello studio
del primo ministro, oppure nei vagoni della metropolitana, in una
memorabile scena in cui Churchill sonda il proprio elettorato, facendo
una prova generale del suo storico discorso a Westminster, affidandosi
direttamente allo stesso elettorato che avrebbe poi pagato il prezzo più
alto della resistenza a Hitler. Un momento di svolta nella popolarità
del neo primo ministro, in grado di superare lo scetticismo del re e lo
pseudo pacifismo folle di molti politici del suo stesso partito
conservatore, proprio con le sue capacità oratorie - lui che aveva tutt’altro che una dizione perfetta - esercitate direttamente nelle case dei britannici attraverso il nuovo prodigio, la radio di massa.
Per cui, in questo e solo in questo senso, L’ora più buia
può essere considerato un film retorico, con i suoi lunghi dialoghi
taglienti e la sua attenzione maniacale al tono, al volume e alla durata
stessa delle frasi pronunciate, nonché alle scenografie e agli
ambienti, che lo rendono decisamente più che una vuota scatola al
servizio della (mostruosa) performance camaleontica di un attore, Gary Oldman, in cerca di Oscar.
La quiete prima della tempesta e i bombardamenti, quando la
Gran Bretagna dovette prendere atto della fine della sua insularità come
forma di protezione, raccontata nel fronte interno, mentre sul campo,
nel terreno di battaglia, centinaia di migliaia di soldati, anche
francesi, venivano accerchiati sulle spiagge di Dunkerque. Un’altra
storia, seppur cruciale per le dinamiche politiche interne, diversamente
ma magnificamente raccontata da Nolan, oltre che con una sequenza mirabile dallo stesso Wright, in Espiazione.
Se a colpire è naturalmente l’interpretazione del protagonista, il film non sarebbe altrettanto efficace senza il contributo delle due donne della sua intimità, la moglie quasi silente ma cruciale, Kristin Scott Thomas, e l’entusiasta novellina, la segretaria Lily James, così come del “reale” Ben Mendelsohn, di Ronald Pickup, Stephen Dillane e tutto il resto dell’eccellente cast. Winston Churchill è da tempo, a distanza di
settant’anni, un’icona: instancabile generatore di aforismi, pieno di
ironia, con la sua sagoma corpulenta, il cappello in testa e
un inconfondibile sigaro pronto ad accendersi, come nella bella scena
iniziale del film, in cui nel buio più assoluto si accende una fiamma,
un sigaro che rimarrà fumante come una torcia di ostinata speranza per
tutta la durata della guerra, salvo spegnersi esausta poco dopo la fine
delle ostilità, quando una “cortina di ferro" calò "sull’Europa”. Parole
proprio dell’uomo con il sigaro, che cambiò le sorti della Seconda
guerra mondiale, e la storia dell’intero continente. Un film di Joe Wright. Distribuito da Universal Pictures. Genere Film: Biografico, Drammatico, Storico, Guerra. Durata: 125 min Anno 2017 |
VENERDI' 20 APRILE 2018 SPETT. ore 20:30 Biglietto unico €4.00 |