CINEFORUM
DUNKIRK Un movimento in avanti, una fuga dalle pallottole naziste, verso una
spiaggia dalla quale "si può quasi vedere casa", l'Inghilterra. E un
movimento all'indietro, con le file ordinate dalle migliaia di soldati
britannici in attesa d'imbarco che vengono scomposte e respinte dalle
ondate delle bombe che cadono dal cielo, e che dal mare risalgono verso
la riva.
Inizia così, Dunkirk, e così prosegue, con questo avanti e indietro, che poi è quello dei soldati che cercano di lasciare le coste francesi e vengono ricacciati indietro, che è quello delle onde e della risacca che li muove tutti assieme, quasi fossero alghe sottomarine in balia della corrente, quasi fossero un unico organismo. E questo avanti e indietro, allora, di questo organismo è il respiro, il battito cardiaco: il respiro e il battito del cinema, di quello di Christopher Nolan, e di un film che è probabilmente il suo più bello fino a questo momento, e un gran film tout court. A questo ritmo ipnotico, quasi onirico (non racconta in fondo, Dunkirk, di una "inception"? Di un'estrazione da un incubo?), Nolan ne associa un altro, più ansiogeno, implacabile.
È il ritmo dell'urgenza costante, della lotta contro il tempo, di quel ticchettio implacabile - di un cronometro, di una bomba da disinnescare - che fin dall'inizio sta lì, nemmeno troppo nascosto, nella colonna sonora di Hans Zimmer. Il respiro della vita alla quale si cerca in ogni modo di rimanere attaccati, e l'implacabile, galoppante incedere del tempo e della morte. Onde lunghe, scatti brevi. Tre linee narrative, con durate diverse (una settimana, il racconto
di quello che accadeva sulla spiaggia di Dunkirk; un giorno, per quello
di una barca civile che, assieme a tante altre, salpa dalle coste
inglesi per cercare di portare a casa quanti più soldati possibile;
un'ora, per le imprese aeree di un pilota di Spitfire), che arrivano a
collassare in un racconto unico, dove lo spazio e il tempo sono
esplorati come nemmeno in Interstellar.
Dove tutto è rimando, tutto si tiene, tutto è dentro l'organismo del cinema più puro, fatto di movimento, di spazi, di masse e di dettagli: il volto di scoglio di Kenneth Branagh, gli occhi impauriti di un soldato francese, la mano di un milite ignoto - immerso fino alle ginocchia nelle fredde acque dell'Atlantico - che allontana il corpo senza vita di un commilitone che la marea sta riportando a riva, come ad allontanare lo spettro di una morte che non vuole saperne di lasciarli stare. Cupo, laconico, plumbeo, grigio come il cielo, come il mare (come Batman), Dunkirk
è proprio come i film diretti da Nolan con protagonista il Cavaliere
Oscuro. Non c'è traccia di retorica, di eroismo, di gloria: non esiste
la vittoria, ma solo il contenimento di una sconfitta.
La guerra di Christopher Nolan, quella di Dunkirk, è fatta da gente senza nome che vuole solo scappare, portare a casa la pelle, che di tornare indietro ad aiutare gli altri non ci pensa nemmeno, anche se poi magari lo fa, di piccoli impostori codardi, di grandi eroi che - quando ce ne sono - sono anche loro anonimi, e rimarranno tali, o faranno una fine brutta e cretina, o finiranno prigionieri di un nemico senza volto, che è solo un'ombra, che non si vede mai: perché Nolan ha fatto dei soldati inglesi un'isola, quell'isola che è casa loro e che bramano di raggiungere. La guerra di Nolan è combattuta da gente che muore,
da gente che sopravvive ma sente gravare su di sé un senso di disonore e
di delusione inutile e ingenuo, figlio della retorica - splendida, ma
pur sempre tale - delle parole di Winston Churchill.
Perché in guerra, nella guerra che è il caos del Joker, racconta Dunkirk, sopravvivere è tutto quello che puoi fare: "surviving is enough", come dice l'ennesimo personaggio anonimo alla fine del film. Sopravvivere come puoi, come sai, magari cercando di aiutare qualcuno che poi possa aiutare anche te. Allungando una mano, la stessa che ha allontanato la morte, per salvare una vita. Ogni uomo è un'isola, eppure nessun uomo è un'isola. È la lezione della Storia, la lezione di Nolan, valida per allora, e per oggi ancora di più. Un film di Christopher Nolan Distribuito da Warner Bros Genere Film: Documentario, Guerra Durata: 106 min Anno 2017 |
DOMENICA 20 MAGGIO 2018 SPETT. ore 20:30 Biglietto unico €4.00 |